venerdì 27 maggio 2011

PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

Il Partito Socialista Italiano (PSI) è un partito politico italiano, fondato nel 1892, che assunse tale nome dal 1895 e con il quale fu noto fino al 1994. Dal 2009, dopo la Costituente Socialista promossa dallo SDI (Socialisti Democratici Italiani) insieme ad altre forze politiche a vario titolo collegate con la storia del socialismo italiano ed europeo, il partito che ne è scaturito (inizialmente chiamato seplicemente Partito Socialista, PS) ha ripreso legalmente la sua originaria denominazione di Partito Socialista Italiano, accordata insieme al simbolo dall'ultimo liquidatore del PSI.
Durante il regime fascista e, in particolare, dopo la messa al bando di tutti i partiti ad eccezione del Partito Nazionale Fascista, il PSI continuò, nei limiti del possibile, la sua attività nella clandestinità, mentre la direzione del partito tentava d'informarsi sulla vita politica del Paese e d'influire sulla stessa dall'esilio francese.
Indice [nascondi]
1 Le origini del movimento socialista in Italia
2 Il Partito dalla nascita all'avvento della Repubblica
2.1 1892: fondazione del partito
2.2 1907: uscita dei sindacalisti rivoluzionari
2.3 1910: crescenti divisioni, la presenza di Mussolini
2.4 1912: la scissione del PSRI di Bissolati
2.5 1914: la crisi dell'interventismo
2.6 La scissione dei comunisti (1921), quella riformista (1922) e la clandestinità
2.7 La rinascita (1943); tra la Resistenza e la Repubblica
3 Dalla Costituente al centro-sinistra
3.1 La scissione socialdemocratica
3.2 I primi governi di centro-sinistra: il "centro-sinistra organico"
3.3 La breve esperienza del PSI-PSDI Unificati
4 Craxi
4.1 La segreteria di Bettino Craxi
4.2 Il simbolo del garofano rosso
4.3 L'allontanamento dal marxismo
4.4 1992 - 1994: la crisi del partito
4.5 La "diaspora socialista"
5 La rinascita del PSI
6 Risultati elettorali
7 Segretari
8 Congressi
9 Iscritti
10 Correnti
11 Esponenti, iscritti illustri e simpatizzanti
12 Giornali e riviste
13 Note
14 Bibliografia
15 Voci correlate
16 Altri progetti
17 Collegamenti esterni
[modifica] Le origini del movimento socialista in Italia

In Italia la crescita del movimento operaio si delinea sulla fine del XIX secolo. Le prime organizzazioni di lavoratori sono le società di mutuo soccorso e le cooperative di tradizione mazziniana e a fine solidaristico. La presenza in Italia di Bakunin dal 1864 al 1867 dà impulso alla prima organizzazione socialista-anarchica, ma aperta anche ad istanze più generalmente democratiche e anche autonomiste: la Lega Internazionale dei Lavoratori (opposta all' Associazione internazionale dei lavoratori di Karl Marx). L'episodio anarco-socialista di propaganda più noto è quello del 1877 (un gruppo di anarchici tentò di far sollevare i contadini del Matese). La strategia insurrezionale fallisce mentre riscuote molto successo il partito Socialdemocratico nelle elezioni del 1877. Intanto la Lega Internazione dei Lavoratori nel 1874 si era sciolta e l'anima più moderata, guidata da Andrea Costa, sosteneva la necessità di incanalare le energie rivoluzionarie in un'organizzazione partitica disposta a competere alle elezioni. Tra i più convinti sostenitori di questa linea troviamo Bignami e Gnocchi-Viani con la rivista " La Plebe" (di Lodi), alla quale poi si affiancano altre pubblicazioni come le "Lettere aperte agli amici di Romagna", dove si denuncia il carattere settario di certi esponenti del movimento anarchico-democratico e l'astensionismo elettorale. Nel 1881 Andrea Costa organizza il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, che sosteneva, fra l'altro, le lotte dei lavoratori, l'agitazione per riforme economiche e politiche, la partecipazione alle elezioni amministrative e politiche. Il partito di Costa incontrò grandi difficoltà anche se riesce ad essere eletto alla Camera come primo deputato socialista. Alle elezioni del 1882 si presenta il Partito Operaio Italiano ma senza successo. Frattanto il movimento operaio si organizza in forme più complesse: Federazioni di mestiere, Camere di lavoro, etc. Le Camere di Lavoro si trasformano in organizzazioni autonome e divengono il punto di aggregazione a livello cittadino di tutti i lavoratori.
[modifica] Il Partito dalla nascita all'avvento della Repubblica

[modifica] 1892: fondazione del partito


Filippo Turati
Su queste basi nel 1892 nasce a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani che fonde in sé l'esperienza del Partito Operaio Italiano (nato nel 1882 a Milano), della Lega Socialista Milanese [1] (d'ispirazione riformista, fondata nel 1889 per iniziativa di Turati) e di molte leghe e movimenti italiani che si rifanno al socialismo di ispirazione marxista.
Tra i fondatori della nuova formazione politica, vi è Filippo Turati. Altri promotori furono Claudio Treves, Leonida Bissolati, Ghisleri, Ferri, che erano provenienti dall'esperienza del Positivismo.
Turati è erede del radicalismo democratico; nel 1885 si era unito con la rivoluzionaria Anna Kuliscioff; conosce le opere di Marx ed Engels, fu attratto dalla socialdemocrazia tedesca e dalle associazioni operaie lombarde. Turati considera il Socialismo non dal punto di vista insurrezionale, ma come un'ideale da calare nelle specifiche situazioni storiche.
È nel 1893, nel Congresso di Reggio Emilia, che il partito si dà un'autonomia e un nome ufficiale come Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, inglobando anche il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano. Nell'ottobre del 1894 il partito venne sciolto per decreto a causa della repressione crispina. In contrapposizione alla repressione vi fu un'alleanza democratico-socialista alle elezioni del 1895, mentre gli attivisti si riorganizzavano come Partito Socialista Italiano.
[modifica] 1907: uscita dei sindacalisti rivoluzionari
La repressione dei moti popolari del 1898 affievolisce il partito che decide di promuovere l'alleanza di tutti partiti dell'estrema sinistra (socialista, repubblicano, radicale). La direzione turatiana vede di buon occhio l'apertura liberale di Giovanni Giolitti nel 1901. Ma in reazione alla politica dei blocchi popolari e al ministerialismo dei riformisti, dal 1902 appare una corrente rivoluzionaria, guidata da Arturo Labriola, che condivide con l'intransigente Enrico Ferri la direzione del partito dal 1904 al 1906. Dopo lo sciopero generale del settembre 1904 - il primo di questa ampiezza in Italia -, questa corrente propugna i metodi del sindacalismo rivoluzionario mentre i suoi rapporti con il resto del partito vanno peggiorando a tal punto che in un suo congresso, avvenuto a Ferrara nel 1907, è decisa l'uscita dal partito e l'incremento dell'azione autonoma sindacale.
[modifica] 1910: crescenti divisioni, la presenza di Mussolini
Il congresso tenuto a Milano nel 1910 mette in luce crescenti insoddisfazioni e nuove divisioni: Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi criticano Turati da destra, Giuseppe Emanuele Modigliani e Gaetano Salvemini da sinistra. All'estrema sinistra si schiera invece Benito Mussolini, che, in qualità di rappresentante della federazione di Forlì, partecipa per la prima volta ad un congresso nazionale del partito.
[modifica] 1912: la scissione del PSRI di Bissolati
Il congresso straordinario, convocato a Reggio Emilia, inasprisce le divisioni che attraversano il Partito riguardo all'impresa di Libia. Trionfa la corrente massimalista di Benito Mussolini e si sancisce l'espulsione di una delle aree riformiste, capeggiata da Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati. Quest'ultimo, nel 1911 si era recato al Quirinale per le consultazioni susseguenti la crisi del Governo Luzzatti, causando il malcontento del resto del partito, compreso quello di Turati, esponente di spicco dell'altra corrente riformista. Bissolati e i suoi danno vita al Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI).
[modifica] 1914: la crisi dell'interventismo
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il partito sviluppò un forte impegno per la neutralità dell'Italia, ma con forti spaccature al suo interno che troveranno un punto di mediazione nella formula "né aderire né sabotare" di Costantino Lazzari.
A partire dagli anni venti, con l'emergere del Partito Nazionale Fascista, le diverse anime del movimento socialista si mossero separatamente dando vita a tre differenti partiti.
[modifica] La scissione dei comunisti (1921), quella riformista (1922) e la clandestinità
Nel 1921 si tiene a Livorno il XVII congresso del partito. Dopo giorni di dibattito serrato, i massimalisti unitari di Serrati raccolgono 89.028 voti, i comunisti puri 58.783, e i riformisti concentrazionisti 14.695. I comunisti di Bordiga escono dal congresso e fondano il Partito Comunista d'Italia, con lo scopo di aderire ai 14 punti dell'Internazionale. Lenin, infatti, aveva invitato il PSI a conformarsi ai dettami e ad espellere la corrente riformista di Turati, Treves e Prampolini, ricevendo il diniego da parte di Giacinto Menotti Serrati che non intendeva affatto rompere con alcune delle voci più autorevoli (sia pur minoritarie) del partito.
Nell'estate del 1922 Filippo Turati, senza rispettare la disciplina del partito, si reca da Vittorio Emanuele III per le rituali consultazioni per risolvere la crisi di governo. Tuttavia non fu possibile raggiungere un accordo con Giolitti, ed il re diede l'incarico a Facta. Per aver violato il divieto di collaborazione con i partiti borghesi, la corrente riformista viene espulsa, ad ottobre, nei giorni che precedono la Marcia su Roma di Benito Mussolini. Turati e i suoi danno vita al Partito Socialista Unitario, il cui segretario, Giacomo Matteotti, sarà rapito ed ucciso da alcuni fascisti il 10 giugno 1924. Tra il 1925 e il 1926 Mussolini vieta i partiti e costringe all'esilio o al confino i socialisti. È proprio durante l'esilio che, nel 1930, in Francia, avviene la riunificazione tra i riformisti di Turati ed i massimalisti, guidati dal giovane Pietro Nenni.
[modifica] La rinascita (1943); tra la Resistenza e la Repubblica


Sandro Pertini
Il 22 agosto 1943 nasce a Roma il Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) che raggruppa una parte consistente di personalità influenti della sinistra italiana antifascista, come i futuri presidenti della Repubblica Giuseppe Saragat e Sandro Pertini, il giurista Giuliano Vassalli, lo scrittore Ignazio Silone, l'avvocato Lelio Basso e Giuseppe Romita. A diventare segretario del partito è il romagnolo Pietro Nenni.
Il PSIUP durante la Resistenza partecipa attivamente al Comitato di Liberazione Nazionale e si avvicina in particolare al Partito Comunista Italiano, con una politica di unità d'azione volta a modificare le istituzioni in senso socialista. Questa politica, osteggiata dalla destra del partito guidata da Giuseppe Saragat, è in buona parte legata alla preoccupazione che divisioni interne alla classe operaia possano favorire l'ascesa di movimenti di destra autoritaria, come era avvenuto nel primo dopoguerra con il fascismo.
In occasione del referendum istituzionale del 2 giugno del 1946, il PSIUP è uno dei partiti più impegnati sul fronte repubblicano, al punto da venire identificato come "il partito della Repubblica".
[modifica] Dalla Costituente al centro-sinistra

[modifica] La scissione socialdemocratica
Il 10 gennaio 1947 il PSIUP riprende la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI). Il cambio di nome avviene nel contesto della scissione della corrente socialdemocratica guidata da Giuseppe Saragat (scissione di palazzo Barberini), il quale darà vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), e marcherà una profonda distanza dai comunisti (ormai definitivamente agganciati allo stalinismo sovietico). Il PSI invece, proseguirà sulla strada delle intese con il PCI, e con quest'ultimo deciderà anche di fare un fronte comune, il Fronte Democratico Popolare, in vista delle elezioni dell'aprile 1948. Questa posizione "unitaria" dei due partiti della sinistra italiana, l'anno successivo farà però perdere la corrente autonomista della nuova destra del partito socialista, capeggiata da Giuseppe Romita, che nel dicembre 1949 si unirà a una parte dei socialisti democratici usciti dal PSLI -perché in polemica con il suo eccessivo "centrismo"- dando vita a un nuovo partito che prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (PSU).
Nel maggio 1951 Il PSLI e il PSU si fonderanno nel Partito Socialista - Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS), che nel gennaio 1952 diventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
Dopo la sconfitta elettorale del 1948, la lista del Fronte Democratico Popolare non verrà più riproposta, ma il PSI resta alleato col PCI, all'opposizione, per ancora molti anni, ed insieme conducono la battaglia contro la c.d. legge truffa.
[modifica] I primi governi di centro-sinistra: il "centro-sinistra organico"
Una svolta importante nella storia del PSI è costituita dal Congresso di Venezia del 1957, quando, in seguito anche all'invasione sovietica dell'Ungheria, che porta ad una rottura col PCI, il partito comincia a guardare favorevolmente all'alleanza con i moderati della Democrazia Cristiana: si rafforza il nesso socialismo-democrazia e il PSI abbandona i legami con il blocco sovietico.
Il PSI condurrà comunque una forte battaglia al fianco del PCI contro il Governo Tambroni
Nel 1963 il PSI entra definitivamente al Governo, con l'esecutivo guidato da Aldo Moro. Con questo, però, il Partito viene segnato da una nuova spaccatura: la corrente di sinistra esce dal partito e nel gennaio del 1964 dà vita a un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).
[modifica] La breve esperienza del PSI-PSDI Unificati
Il 30 ottobre 1966 il PSI e il PSDI, dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di centro-sinistra, si riunificano nel PSI-PSDI Unificati (soggetto noto con la denominazione Partito Socialista Unificato).
Ma l'unità dura meno di due anni. Il 28 ottobre 1968, il PSI riprenderà la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI), mentre la componente socialdemocratica nel luglio 1969 prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (PSU), che nel febbraio 1971 ridiventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
Tutti questi passaggi e queste scissioni danno un'idea del travaglio politico del PSI di quegli anni, periodo nel quale convivono nel Partito due anime: una tendente a una maggiore coesione con il PCI su ideali che si ispirano a Karl Marx e un'altra tendente a perseguire una politica di riforme progressive che non mettano in discussione l'assetto sostanziale del sistema. All'epoca tra le file socialiste la posizione generalmente maggioritaria era quella della sinistra, tendente ad intensificare i legami con i comunisti, mentre i cosiddetti "autonomisti", sostenitori delle riforme progressive (e quindi più vicini ad un'idea di tipo socialdemocratico), si trovavano in minoranza.
[modifica] Craxi

[modifica] La segreteria di Bettino Craxi


Bettino Craxi
Nel marzo 1976 si tenne il XL congresso del PSI. Le correnti erano cinque:
area Francesco De Martino (42,7%)
area Giacomo Mancini (19,8%)
area Riccardo Lombardi (17,8%)
area Pietro Nenni (14%)
area Gino Bertoldi (5,7%)
La maggioranza venne costituita da un'alleanza fra De Martino e Mancini e prevedeva il primo segretario.
Sotto la guida di Francesco De Martino, il PSI ritira l'appoggio ai governi della DC, con l'obiettivo di supportare la crescita elettorale del PCI al fine di arrivare ad un esecutivo guidato dalle sinistre. De Martino scrisse che il PSI aveva una funzione politica a termine: permettere la completa maturazione del PCI fino alla sua partecipazione diretta al governo. Una volta raggiunta tale maturazione, di fatto, il PSI avrebbe esaurito le proprie funzioni.
Alle elezioni politiche del 1976 il partito socialista ottiene gli stessi risultati elettorali del 1972, il punto più basso di sempre mai raggiunto dal PSI, con un'imprevista flessione negativa rispetto al precedente turno di elezioni amministrative. Lo squilibrio elettorale col PCI sfiora il 25%. Alle elezioni politiche del 1976 dunque il Partito Socialista dopo una campagna per l’alternativa di sinistra alla DC ottenne il risultato elettorale più basso di sempre mai raggiunto dal PSI, con una flessione decisamente negativa. In ogni caso, nel 1976, dopo le elezioni politiche, proprio dal PSI la sopraddetta alternativa era stata resa possibile: vi fu il non dissenso di PSDI, PRI, DP ma non l’assenso del PCI.
In questo contesto il PSI ritira nel comitato centrale del luglio 1976 la fiducia a De Martino, eleggendo segretario nazionale il quarantenne Bettino Craxi, in quel momento vicesegretario e membro di punta della corrente autonomista di Pietro Nenni. Nuovo vicesegretario sarà il dirigente siciliano Salvatore Lauricella.
Nel 1978 si tiene il XLI congresso che vede riconfermato Craxi alla segreteria col 65% di voti (cifra mai raggiunta da un segretario socialista) grazie a un'alleanza con Claudio Signorile e alla "benedizione" dell'ex segretario Giacomo Mancini. L'opposizione è guidata da Enrico Manca. Il partito si rinnova nell'immagine e nell'ideologia: nuovo simbolo del partito diventa (accanto alla tradizionale falce e martello) il garofano rosso in omaggio alla portoghese Rivoluzione dei garofani del 1974, mentre, con un lungo articolo su L'espresso, titolato "Il Vangelo Socialista" (agosto 1978), si sancisce la svolta ideologica, con lo smarcamento dal marxismo, appannaggio di un percorso culturale distinto da quello del PCI e che prende le mosse da Proudhon evolvendosi col socialismo liberale di Carlo Rosselli.
[modifica] Il simbolo del garofano rosso
Sotto la segreteria Craxi avviene un mutamento estetico dei simboli del partito.
Il logo del partito ha subito molti mutamenti nel corso della sua storia.
Un primo mutamento avvenne alla fine degli anni quaranta e una, successiva, nel 1971, senza però pregiudicare il simbolo della falce e martello.
In seguito, il garofano rosso diviene uno dei simboli del patrimonio ideale socialista.
In occasione del 1º maggio 1973 Ettore Vitale, rifacendosi alla tradizione ottocentesca, realizza per la festa dei lavoratori l'immagine di un pugno chiuso che stringe un garofano rosso in orizzontale: la stessa foto verrà utilizzata come logo del XL Congresso socialista (febbraio 1976). Nel frattempo, c'era stata la Rivoluzione dei garofani in Portogallo (1974) e i socialisti francesi avevano adottato un nuovo simbolo che vede un pugno stringere una rosa rossa (1975). Fu così che, nel 1978 al XLI Congresso socialista viene presentato il nuovo simbolo del Psi dove campeggia enorme un garofano rosso a danno di falce, martello e libro, rimpiccioliti in basso. Il simbolo divenne ufficiale, con alcune modifiche.
Il simbolo muterà nuovamente nel 1985, quando il sancito allontanamento del marxismo comportò l'abbandono del libro e della falce e martello.
Il garofano rosso sarà definitivamente accantonato nel 1994 a favore di una rosa rossa.
[modifica] L'allontanamento dal marxismo
L'abbandono del marxismo era stato già effettuato dalla SPD tedesca, durante il drammatico congresso di Bad Godesberg del 1959. La stessa trasformazione avviene in seno agli altri partiti socialisti europei e negli anni Ottanta si svolge anche nel PSI: in quell'anno muore Pietro Nenni e la carica di presidente viene ricoperta da Riccardo Lombardi, che la manterrà per due anni fino ad un contrasto con la segreteria Craxi che lo porterà alle dimissioni.
Nel 1980 si inaugura la stagione del "Pentapartito", costituito dal PSI insieme a DC, PSDI, PLI e PRI, formalizzato con guida socialista nel 1983 (Governo Craxi I e II) e con guida democristiana nel 1987.
Durante tutto il decennio il PSI non si sottrasse al degrado gestionale e di malgoverno amministrativo, imputato da anni alla generalità del sistema dei partiti: gli scandali che diedero luogo ad inchieste penali a carico di esponenti del partito furono quello di Torino (caso Zampini del febbraio 1983, con primo coinvolgimento dell'esponente nazionale Giusy La Ganga), quello di Savona (caso Teardo del giugno 1983, con arresto dell'esponente regionale ligure per associazione a delinquere finalizzata ad intimidire gli imprenditori renitenti alla mazzetta), quello di Brindisi (caso Trane del giugno 1987, con arresto del segretario del ministro dei Trasporti, Claudio Signorile, per tangenti che riguardavano l'aeroporto di Venezia e alcuni scali ferroviari), quello di Viareggio (nell'estate del 1987, con arresto per tangenti di alcuni amministratori locali compreso Walter De Ninno, funzionario della segreteria nazionale del PSI) e quello di Trento (il giudice Carlo Palermo nel giugno del 1983 inizia con alcune perquisizioni ad indagare su forniture d'armi all'Argentina ed a proposito della cooperazione in Somalia e Mozambico, in cui sarebbero stati coinvolti Paolo Pillitteri e Mach di Palmstein).
Nel 1985 il PSI di Bettino Craxi rimuove la falce e il martello dal proprio simbolo per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa e profondamente riformista guidata dal PSI e non più egemonizzata dal PCI.
L'elettorato premia questa scelta: la percentuale di consensi infatti sale dal 9,8% ottenuto nel 1979 al 14,3% nel 1987. Il PSI però è ancora ben lontano dal rappresentare una guida alternativa al PCI, il quale ottiene il 26,6% dei voti nel 1987.
Con la caduta del muro di Berlino avvenuta nel 1989, reputando imminente una conseguente crisi del Partito Comunista Italiano, Craxi inaugura l'idea della "Unita Socialista" da costruire insieme con il fidato Psdi e nella quale coinvolgere anche ciò che nascerà dalle ceneri del PCI. Craxi dimostrerà così una certa lungimiranza: come previsto infatti il PCI viene sciolto e gli ex comunisti confluiranno nel più moderato e riformista PDS. Anche i primi riscontri elettorali da parte del PSI paiono incoraggianti, poiché alle elezioni regionali del 1990 i socialisti si portano al 18% come media nazionale.
In questo periodo l'immagine del partito viene quasi a coincidere con quella del suo leader, al punto da parlare di craxismo. La vita interna al partito registra una dialettica sempre più asfittica e la gestione amministrativa - nella quale Rino Formica aveva abbandonato il suo ruolo di tesoriere a favore di Vincenzo Balzamo - vede una preponderanza del segretario politico, riflesso della sua stragrande maggioranza all'interno del congresso: il ruolo di "garante" tra le correnti del segretario amministrativo[2] viene meno con la totalitarietà del consenso craxiano ed il segretario amministrativo si riduce a mero esecutore delle direttive che sempre più puntualmente gli rivolge il segretario politico.
[modifica] 1992 - 1994: la crisi del partito
Nel partito scoppia la crisi nel 1992 in seguito allo scandalo di Tangentopoli, sollevato dalla magistratura con l'inchiesta "Mani Pulite", che colpisce prevalentemente Bettino Craxi ma mette in crisi (quasi) tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Il partito cambia rapidamente molti segretari fino al definitivo sfaldamento in tante parti.
Alle elezioni dell'aprile 1992, il PSI raccoglie il 13,5% dei consensi (perdendo l'1% rispetto alle elezioni politiche precedenti, ma il 4,5% rispetto alle elezioni regionali del 1990) ed elegge 92 deputati e 49 senatori. Il Capo dello Stato Scalfaro chiede a Craxi una terna di candidati all'incarico di Presidente del Consiglio e ne riceve l'indicazione "Amato, De Michelis, Martelli, in ordine rigorosamente alfabetico[3]". La presidenza del Consiglio sarà così affidata al socialista Giuliano Amato ma il suo governo durerà meno di un anno, indebolito dalle critiche al finanziamento pubblico dei partiti, e soprattutto dalla sconfitta dei partiti di governo ai referendum del 18 e 19 aprile 1993.
Nel maggio 1992 arrivano i primi avvisi di garanzia a molti parlamentari tra cui spiccano i nomi dei due ex-sindaci di Milano, Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli. A novembre del 1992 l'on. Sergio Moroni e l'amministratore del PSI Vincenzo Balzamo ricevono avvisi di garanzia per ricettazione, corruzione e violazione della legge sui finanziamenti ai partiti. Quello stesso mese Claudio Martelli prende definitivamente le distanze da Craxi fondando il gruppo interno di Rinnovamento Socialista.
Il 26 novembre 1992 l'Assemblea Nazionale del PSI si spacca per la prima volta dopo 11 anni di sostanziale unanimismo craxiano. Vengono presentati tre documenti da parte di Giuseppe La Ganga (pro Craxi), Mauro Del Bue (pro Martelli) e Valdo Spini. Al primo vanno 309 voti (63%), al secondo 160 (33%) e a Spini 20 (4%). Craxi resta ancora saldamente alla guida del partito, ma per la prima volta con una maggioranza più ristretta per via della defezione del gruppo di Martelli.
Bettino Craxi riceve il primo suo avviso di garanzia nel dicembre del 1992, alla vigilia delle elezioni amministrative dalle quali il PSI uscirà decimato: molti voti passano alla Lega Nord e al Movimento Sociale Italiano, unici partiti non pesantemente coinvolti in Tangentopoli. Il 26 gennaio 1993 i "quarantenni" del partito organizzati da poco come Alleanza Riformista promuovono la manifestazione nazionale Uscire dalla crisi. Costruire il futuro. Ad aprire la manifestazione è il Presidente della Regione Emilia-Romagna Enrico Boselli. Il 31 gennaio sarà il gruppo che a novembre aveva votato la mozione Spini a promuovere l'assemblea aperta Il rinnovamento del PSI.
Craxi si dimette da segretario del PSI l'11 febbraio 1993, dopo rivelazioni sul "conto protezione" che coinvolgevano - insieme a Craxi - il suo ex delfino Claudio Martelli nell'accusa di bancarotta fraudolenta. Lo stesso Martelli in quel momento era in lizza per succedere come segretario a Craxi, ma la notizia dell'avviso di garanzia lo spinge a dimettersi dal governo e dal PSI.
Resta dunque Giorgio Benvenuto che verrà eletto segretario all'Assemblea Nazionale del 12 febbraio (il candidato dell’opposizione Valdo Spini riceve 223 voti, pari al 42%) insieme a Gino Giugni come presidente, ma dopo appena cento giorni è costretto alle dimissioni per il continuo ostruzionismo degli ultimi craxiani al progetto di rinnovamento del partito che portava avanti Benvenuto. Anche Giugni si dimette, ma sarà riconfermato nel suo ruolo. Durante la sua segreteria, Benvenuto aveva ottenuto il 4 maggio dall'esecutivo del PSI che gli inquisiti fossero sospesi da ogni attività di partito.
Il 28 maggio l'Assemblea nazionale elegge Ottaviano Del Turco nuovo segretario nazionale. Il gruppo di Spini presenta un documento alternativo. Il giorno dopo nasce il gruppo di Rinascita Socialista guidato da Benvenuto e Enzo Mattina, che via via si defilerà dal PSI.
Alle elezioni amministrative del 6 giugno 1993 il PSI ne uscirà decimato. A Milano, vecchia roccaforte del craxismo il PSI che candida il sindaco uscente Borghini riceve un catastrofico 2,2%. Nelle altre grandi città la situazione non è migliore. A Torino, dove il PSI è in alleanza con il PSDI raccoglie l'1,8%. A Catania, dove la DC faticosamente tiene, il PSI non si presenta nemmeno. Queste elezioni, per quanto limitate a un campione non rappresentativo di tutto l'elettorato italiano, indicano però l'imminente collasso del Partito Socialista. Grazie al voto del sud comunque il PSI è al 5% su base nazionale. Ma al nord, il PSI è svanito schiacciato da una Lega dirompente e un PDS in crescita.
Ottaviano Del Turco sconfessa la posizione difensiva di Craxi rifiutando di raccogliere la sua indicazione di alcuni conti bancari esteri[4]; per salvare il partito promette di non candidare tutti gli esponenti accusati di corruzione.
Il 16 dicembre si tiene l'ultima Assemblea Nazionale, dove Craxi prenderà la parola e dove i craxiani tentano di riprendere il controllo del partito. All'ordine del giorno c'è la proposta di cambiamento del nome e del simbolo (da PSI a PS e dal garofano alla rosa). L'intervento di Craxi è in difesa di tutti i socialisti nella sua stessa condizione di indagato o rinviato a giudizio e contro il gruppo dirigente che vuole portare avanti il rinnovamento e l'ancoramento definitivo a sinistra del partito. Il PSI si schiera con Del Turco con 156 voti contro i 116 pro Craxi.
Ormai il PSI è allo sbando. Nell'agosto 93 il partito, per cause di morosità, deve lasciare la sede storica di Via del Corso, simbolo del potere craxiano. Il Garofano, già nel mirino delle inchieste giudiziarie, deve anche affrontare un deficit pari a 70 miliardi e una galassia di debiti circa pari a 240 miliardi. La crisi finanziaria spinge il PSI a liquidare le riviste storiche di MondOperaio e Critica Sociale. Anche il quotidiano l'Avanti! chiude i battenti. Infatti la direzione nazionale del partito si trasferisce nei locali di Via Tomaselli a Roma, ex-sede dell'Avanti.
Molti craxiani però non condividono le scelte di Del Turco. Con la sostituzione del Garofano con la rosa nel nuovo simbolo del PSI molti dichiarano di lasciare il partito. Ugo Intini e altri craxiani (Boniver, Piro) il 28 gennaio 1994 danno vita alla Federazione dei Socialisti: essa, alle successive elezioni politiche 1994, si presenterà congiuntamente con il Psdi, dando luogo alla lista Socialdemocrazia per le Libertà. La federazione, il 18 dicembre, diventerà poi Movimento Liberal Socialista, dopo una prima «convention» per la costituzione del movimento (15 maggio 1994) e il lancio del quindicinale Non mollare (16 giugno 1994). Ciò che resta dei gruppo parlamentari viene diviso tra quelli pro-Del Turco e pro-Craxi. Il PSI, che per molti anni poteva vantarsi di una centralità nello scenario politico e un'unità stetta attorno al suo capo storico, viene visto come un partito ormai alla fine della sua storia sia politica che culturale.
In occasione delle Elezioni politiche del 1994 ciò che resta del PSI si allea con il PDS nell'Alleanza dei Progressisti, che però perde le elezioni. Si spera di passare il 4% di sbarramento. Il PSI di Del Turco raccoglie il 2,5% dei consensi (pari a circa 800.000 voti). I socialisti riescono così a eleggere (nei collegi uninominali) 14 deputati contro i 92 eletti nel 1992. Del Turco rassegna le dimissioni e viene sostituito da Valdo Spini come coordinatore nazionale. Alle Elezioni europee del 1994, in lista comune con Alleanza Democratica, raccoglie l'1,8%.
[modifica] La "diaspora socialista"
Per approfondire, vedi la voce Partiti e movimenti politici italiani di ispirazione socialista (ex-PSI).
Schiacciato dall'offensiva giudiziaria e da una feroce campagna giornalistica, e dopo una temporanea alleanza con AD, il PSI si scioglie definitivamente con un congresso il 13 novembre 1994 presso la Fiera di Roma. Da quel giorno ha inizio ufficialmente la diaspora socialista in Italia, già iniziata nel 1993.
Lo stesso 13 novembre 1994, subito dopo lo scioglimento, nascono diverse formazioni socialiste distinte:
Socialisti Italiani;
Partito Socialista Riformista.
Altre formazioni attorno alle quali si coagulano le istanze socialiste sono inoltre:
Federazione Laburista;
Alleanza Democratica.
Oltre che nelle formazioni politiche sopra elencate, importanti esponenti del disciolto Partito Socialista Italiano sono anche confluiti attraverso varie esperienze in:
Forza Italia/Il Popolo della Libertà
Democratici di Sinistra-Democrazia è Libertà/Partito Democratico
Collaterali a questi partiti vi sono infatti spesso vere e proprie associazioni politico-culturali d'ispirazione socialista: con Forza italia Noi Riformatori Azzurri, Fondazione Free e Giovane Italia, con il Partito Democratico l'associazione politico-culturale Socialisti Democratici per il Partito Democratico e l'ex corrente diessina dei Socialisti Liberali.
Nella XV legislatura la pattuglia di ex-socialisti del PSI eletti nei due rami del Parlamento e al Parlamento Europeo fu molto ridotta, solo 63 su 1030 provenivano dal PSI: 33 sono di Forza Italia, 13 PS, 12 PD, 2 del MpA, 1 del Nuovo PSI, 1 dell'UDC e 1 non aderisce a nessun partito (Giovanni Ricevuto)[5].
In definitiva, caratteristica italiana è quella di vedere il proprio panorama politico seminato da diversi gruppi d'ispirazione socialista, a differenza di quanto si riscontra generalmente in altri Paesi, dove esiste di norma un unico partito di ispirazione socialista e/o socialdemocratica. Tuttavia idee e contributi di matrice socialista hanno contaminato larga parte della sinistra italiana, con la possibilità di influire nei successivi processi di aggregazione che si sono realizzati e che si profileranno nello scenario politico.
[modifica] La rinascita del PSI

Per approfondire, vedi la voce Partito Socialista Italiano (attuale).
Negli ultimi anni si è assistito alla rinascita del PSI, sia pure fortemente ridimensionato, ad opera di esponenti politici di varia provenienza, la maggioranza dei quali provenienti dallo SDI e dal Nuovo PSI. Nel luglio 2007, Enrico Boselli, segretario dei Socialisti Democratici Italiani (allora gruppo Rosa nel Pugno), annunciò di voler ricostituire l'originale PSI, dando vita ad una Costituente, aperta alle forze laiche, di sinistra moderata e democratica, che non si riconoscono nel Partito Democratico. Si è così costituito un nuovo soggetto politico che ha preso il nome di "Partito Socialista". Alle elezioni politiche dell'aprile 2008 il PS ha ottenuto lo 0,9% dei consensi. Il risultato elettorale, insufficiente per eleggere rappresentanti socialisti in parlamento, ha portato alle dimissioni di Enrico Boselli in forte polemica con Walter Veltroni [6]. Il congresso di fine giugno 2008 vede affrontarsi tre candidati per la carica di segretario: Riccardo Nencini, attuale presidente del Consiglio Regionale della Toscana e forte esponente della linea continuatrice alla visione di Enrico Boselli che punta all'alleanza con il Partito Democratico, Pia Locatelli, eurodeputata e sostenitrice della tesi lanciata all'assemblea di Chianciano Terme, per un soggetto politico liberale, radicale, socialista e laico e Angelo Sollazzo che auspica un'apertura con i partiti della sinistra radicale. La vittoria va a Riccardo Nencini. Il 7 ottobre 2009 il PS riprende lo storico nome di Partito Socialista Italiano.
[modifica] Risultati elettorali

– Partito Socialista Italiano alle Elezioni Politiche
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1895


1897


1900


1904


1909


1913


1919


1921


1924


1946


1948


1953


1958


1963


1968


1972


1976


1979


1983


1987


1992


1994
Camera


Camera


Camera


Camera


Camera


Camera


Camera


Camera


Camera


Costituente

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato
?


?


97.368


108.510


170.000


902.809


1.834.792


1.569.559


341.528


4.758.129

8.137.047°
6.969.122°

3.441.305
2.893.148

4.208.111
3.682.806

4.257.300
3.849.878

4.605.832^
4.355.506^

3.210.427
3.225.804

3.542.998
3.209.987

3.596.802
3.255.104

4.223.362
3.541.101

5.505.690
4.497.672"

5.343.930
4.513.354

849.429
nei Progressisti
2,95


2,95


6,5


5,7


8,1


17,7


32,3


24,7


4,9


20,7

31,0 nel FDP°
30,8 nel FDP°

12,6
11,9

14,2
14,1

13,8
14,0

14,4
15,2

9,6
10,7

9,6
10,3

9,8
10,3

11,4
11,3

14,2
13,9"

13,6
13,5

2,1
-
15


15


33


29


41


52


156


123


22


115

57
41*

75
30

84
36

87
44

91
46

61
33

57
29

62
32

73
38

94
45

92
49

14
6
° in comune col PCI nel Fronte Democratico Popolare
^ ingloba il PSDI
" con alcune candidature congiunte con PSDI e PR
* con i senatori aventiniani di diritto
– Partito Socialista Italiano alle Elezioni Europee
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1979

1984

1989

1994 Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo 3.858.295

3.932.812

5.154.515

600.106 11,3

11,2

14,8

1,8 9

9

12

2
[modifica] Segretari

Pompeo Ciotti (1909-1912)
Costantino Lazzari (1912-1918, 1919)
Egidio Gennari (1918-1919)
Nicola Bombacci (1919-1921)
Domenico Fioritto (1921-1923)
Tito Oro Nobili (1923-1925)
Olindo Vernocchi (1925-1930)
Ugo Coccia (1930-1931)
Pietro Nenni (agosto 1931 - aprile 1945)
Sandro Pertini (aprile 1945 - aprile 1946)
Ivan Matteo Lombardo (aprile 1946 - gennaio 1947)
Lelio Basso (gennaio 1947 - giugno 1948)
Alberto Jacometti (giugno 1948 - maggio 1949)
Pietro Nenni (maggio 1949 - novembre 1963)
Francesco De Martino (novembre 1963 - ottobre 1966)
Francesco De Martino e Mario Tanassi, co-segretari (ottobre 1966 - ottobre 1968)
Mauro Ferri (ottobre 1968 - luglio 1969)
Francesco De Martino (luglio 1969 - aprile 1970)
Giacomo Mancini (aprile 1970 - novembre 1972)
Francesco De Martino (novembre 1972 - luglio 1976)
Bettino Craxi (luglio 1976 - febbraio 1993)
Giorgio Benvenuto (febbraio - maggio 1993)
Ottaviano Del Turco (maggio 1993 - novembre 1994)[7]
[modifica] Congressi

I Congresso - Genova, 14-15 agosto 1892
Fondazione di un nuovo partito che unisce diverse associazioni a due partiti nati pochi anni prima. Il nuovo partito viene nominato Partito dei Lavoratori Italiani e assume le idee socialiste come linee guida.
II Congresso - Reggio Emilia, 8-10 settembre 1893
Il partito muta il suo nome in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI).
III Congresso - Parma, 13 gennaio 1895
Il congresso venne tenuto in clandestinità a causa dello scioglimento per decreto voluto da Crispi. Il partito assume la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI).
IV Congresso - Firenze, 11-13 luglio 1896
Nasce il quotidiano socialista L'Avanti!.
V Congresso - Bologna, 18-20 settembre 1897
VI Congresso - Roma, 8-11 settembre 1900
Formazione di una corrente del socialismo riformista all'interno del partito.
VII Congresso - Imola, 6-9 settembre 1902
Il Tempo di Milano diventa quotidiano della corrente socialista riformista.
VIII Congresso - Bologna, 8-11 aprile 1904
Prevalgono le istanze intransigenti e rivoluzionarie del partito.
IX Congresso - Roma, 7-10 ottobre 1906
Prevalgono le istanze integraliste del partito.
X Congresso - Firenze, 19-22 settembre 1908
Prevalgono le istanze integraliste e riformiste del partito. È proclamata l'incompatibilità dei sindacalisti rivoluzionari con il partito.
XI Congresso - Milano, 21-25 ottobre 1910
Prevalgono le istanze riformiste del partito.
XII Congresso (straordinario) - Modena, 15-18 ottobre 1911
Prevalgono le istanze riformiste del partito.
XIII Congresso - Reggio Emilia, 7-10 luglio 1912
Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Espulsione di alcuni componenti della frazione riformista che andranno a fondare il Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI).
XIV Congresso - Ancona, 26-29 aprile 1914
Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Dichiarazione di opposizione alla prima guerra mondiale.
XV Congresso - Roma, 1-5 settembre 1918
Prevalgono le istanze massimaliste del partito, legate al marxismo.
XVI Congresso - Bologna, 5-8 ottobre 1919
Prevalgono le istanze massimaliste del partito. Formazione di un nuovo programma per il partito, sull'onda della rivoluzione d'ottobre in Russia e sul successo elettorale in Italia. Lotta e conquista delle 8 ore lavorative.
XVII Congresso - Livorno, 15-21 gennaio 1921
Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica. La frazione rivoluzionaria si scinde e forma il Partito Comunista d'Italia (PCd'I).
XVIII Congresso - Milano, 10-15 ottobre 1921
XIX Congresso - Roma, 1-4 ottobre 1922
Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica. Vi è l'espulsione dell'ala riformista del movimento che fonderà il Partito Socialista Unitario (PSU).
XX Congresso - Milano, 15-17 aprile 1923
XXI Congresso - Parigi, 19-20 luglio 1930, in esilio
XXII Congresso - Marsiglia, 17-18 aprile 1933, in esilio
XXIII Congresso - Parigi, 26-28 giugno 1937, in esilio
XXIV Congresso - Firenze, 11-17 aprile 1946
XXV Congresso - Roma, 9-13 gennaio 1947
XXVI Congresso - Roma, 19-22 gennaio 1948
XXVII Congresso - Genova, 27 giugno - 1º luglio 1948
XXVIII Congresso - Firenze, 11-16 maggio 1949
XXIX Congresso - Bologna, 17-20 gennaio 1951
XXX Congresso - Milano, 8-11 gennaio 1953
XXXI Congresso - Torino, 31 marzo - 3 aprile 1955
XXXII Congresso - Venezia, 6-10 febbraio 1957
XXXIII Congresso - Napoli, 15-18 gennaio 1959
XXXIV Congresso - Milano, 16-18 marzo 1961
XXXV Congresso - Roma, 25-29 ottobre 1963
XXXVI Congresso - Roma, 10-14 novembre 1965
XXXVII Congresso - Roma, 27-29 ottobre 1966
XXXVIII Congresso - Roma, 23-28 ottobre 1968
XXXIX Congresso - Genova, 9-14 novembre 1972
XL Congresso - Roma, 3-7 marzo 1976
XLI Congresso - Torino, 30 marzo - 2 aprile 1978
XLII Congresso - Palermo, 22-26 aprile 1981
XLIII Congresso - Verona, 11-15 maggio 1984
XLIV Congresso - Rimini, 31 marzo - 5 aprile 1987
XLV Congresso - Milano, 13-16 maggio 1989
XLVI Congresso (straordinario) - Bari, 27-30 giugno 1991
XLVII Congresso - Roma, 11-12 novembre 1994
Scioglimento del Partito.
[modifica] Iscritti



Andamento storico degli iscritti a DC, PCI e PSI
1945 - 700.000
1946 - 860.300
1947 - 822.000
1948 - 531.031
1949 - 430.258
1950 - 700.000
1951 - 720.000
1952 - 750.000
1953 - 780.000
1954 - 754.000
1955 - 770.000
1956 - 710.000
1957 - 477.000
1958 - 486.652
1959 - 484.652
1960 - 489.837
1961 - 465.259
1962 - 491.216
1963 - 491.676
1964 - 446.250
1965 - 437.458
1966 - 700.964 (Con il PSDI)
1967 - 633.573 (Con il PSDI)
1968 - —
1969 - —
1970 - 506.533
1971 - 592.586
1972 - 560.187
1973 - 465.183
1974 - 511.741
1975 - 539.339
1976 - 509.388
1977 - 482.916
1978 - 479.769
1979 - 472.544
1980 - 514.918
1981 - 527.460
1982 - 555.956
1983 - 566.612
1984 - 571.821
1985 - 583.282
1986 - 593.231
1987 - 620.557
1988 - 630.692
1989 - 635.504
1990 - 660.195
1991 - 674.057
1992 - 51.224
1993 - -
1994 - 43.052
[modifica] Correnti


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1959
Mozione Nenni - 273.271 voti - 47 seggi
Mozione Basso - 40.933 voti - 7 seggi
Mozione Vecchietti - 153.060 - 27 seggi
1965
Mozione Nenni-De Martino - 345.907 voti - 80 seggi
Mozione Giolitti-Lombardi - 80.923 voti - 19 seggi
Mozioni locali - 6.660 voti - 2 seggi
1976
Mozione De Martino 42,7%
Mozione Mancini 19,8%
Mozione Lombardi 17,8%
Mozione Nenni 14%
Mozione Bertoldi 5,7%
1989
1991
1994
Mozione Del Turco - 63,26%
Mozione Manca-Cicchitto - 11,81%
Mozioni locali (Biscardini e Nencini) - 24,93%
[modifica] Esponenti, iscritti illustri e simpatizzanti

Elenco degli esponenti del Partito Socialista Italiano
[modifica] Giornali e riviste

Avanti!
Avanti Europa
Azione Socialista
Critica Sociale
Mondoperaio
Il compagno
[modifica] Note

^ Gaetano Salvemini nota in I partiti politici milanesi del XIX secolo Mursia ISBN 9788842548423 che Milano tende ad anticipare i fenomeni politici italiani
^ Presente ad esempio all'interno della Democrazia cristiana, dove era svolto da Severino Citaristi: cfr. Goffredo Buccini, L' omino in grigio con 64 avvisi di garanzia, Corriere della Sera (1 dicembre 1993) - Pagina 3.
^ Dall'archivio storico del Corriere della Sera. Sul fatto che Giuliano Amato non esprimesse una corrente radicata sul territorio, vedasi Rino Formica nell'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per “La Stampa” del 10 dicembre 2008, secondo cui, a differenza della lunga esperienza ministeriale, Amato nella vita del partito «contava meno del due di briscola». Nella stessa intervista, alla domanda "Non sapeva del sistema delle tangenti…?" Formica risponde :«Come uno che fa parte di una famiglia dove entra uno stipendio di mille euro al mese ma si vive al ritmo di 2 mila euro al giorno (...) Amato non era un intellettuale organico. Era ingaggiato. Un professionista. Praticamente un tassista». Uno degli atout di questo professionismo svincolato da un mandato politico era rappresentato dal vivo gradimento degli Stati Uniti d'America: ricordando che per la propria nomina a premier nella sede della CIA si brindò a spumante, Cossiga chiosò, in riferimento a quella di Amato: "Sono sicuro che a Langley, Virginia, avranno brindato a champagne per la sua nomina..."(«Caro Berlusconi, con Amato per te sarà dura», intervista a Cossiga di Ugo Magri,La Stampa, 30 aprile 2000).
^ Secondo il Corriere della sera, 14 luglio 2008, "si parlò di una busta con i conti esteri, consegnata al nuovo segretario e strappata. «A Del Turco — racconta Bobo Craxi — fu fatto sapere che, come tutti i partiti "leninisti", anche il nostro aveva munizioni nascoste in caso di guerra. Insomma, risorse altrove da usare per le calamità; e la calamità era arrivata. Lui rispose che non voleva saperne»." L'episodio, secondo Marco Travaglio, non troverebbe conferma negli atti processuali: la sentenza All Iberian, pronunciata in primo grado ma conclusasi nei successivi gradi per prescrizione, affermava che "Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi (...) Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti". Nelle confessioni del coimputato Tradati si legge poi che "i soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi". Peraltro, si dà conto anche del fatto che "Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri". Cfr. ((http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2409496&title=2409496)).
^ Forza Italia (Simone Baldelli, Massimo Baldini, Paolo Bonaiuti, Margherita Boniver, Anna Bonfrisco, Renato Brunetta, Francesco Brusco, Giulio Camber, Giampiero Cantoni, Fabrizio Cicchitto, Francesco Colucci, Stefania Craxi, Luigi Cesaro, Gaetano Fasolino, Antonio Gentile, Paolo Guzzanti, Raffaele Iannuzzi, Vanni Lenna, Chiara Moroni, Francesco Musotto, Emiddio Novi, Gaetano Pecorella, Marcello Pera, Mauro Pili, Sergio Pizzolante, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Jole Santelli, Amalia Sartori, Aldo Scarabosio, Giorgio Stracquadanio, Renzo Tondo e Giulio Tremonti), PS (Rapisardo Antinucci, Alessandro Battilocchio, Enrico Boselli, Enrico Buemi, Giovanni Crema, Mauro Del Bue, Gianni De Michelis, Lello Di Gioia, Pia Elda Locatelli, Giacomo Mancini Jr., Angelo Piazza, Valdo Spini e Roberto Villetti), PD (Giuliano Amato, Giorgio Benvenuto, Antonello Cabras, Laura Fincato, Carlo Fontana (politico), Linda Lanzillotta, Maria Leddi, Beatrice Magnolfi, Pierluigi Mantini, Gianni Pittella, Tiziano Treu e Sergio Zavoli), MpA (Pietro Reina e Giuseppe Saro), Nuovo PSI (Lucio Barani), UDC (Giuseppe Drago) indipendenti (Giovanni Ricevuto).
^ Veltroni consegna l'Italia a BerlusconiBoselli : il Congresso sceglierà il nuovo leader - Partito Socialista - News
^ dal marzo 1994 il partito, in seguito alle dimissioni di Del Turco, benché il segretario restasse formalmente in carica, fu guidato dal Coordinatore nazionale Valdo Spini
[modifica] Bibliografia

Storia del socialismo italiano : da Turati al dopo Craxi / Giorgio Galli. - Milano : Baldini Castoldi Dalai, [2007]. - 555 p. ; 22 cm
"Bettino Craxi, il riformismo e la sinistra italiana" a cura di Andrea Spiri, Venezia: Marsilio, 2011
"Bettino Craxi, il socialismo europeo e il sistema internazionale" a cura di Andrea Spiri, Venezia: Marsilio, 2006
"Il socialismo di Craxi" a cura di U. Finetti, Milano: M&B Publishing, 2003
"Socialismo italiano. Cento anni di storia. Il PSI 1892 1992." Milano: M&B Publishing, 2003
[modifica] Voci correlate

Socialismo
Cattosocialisti (con radici e rifondazione di esperienza politiche) definibili nell'alveo del Partito Cristiano Sociale e del socialismo non marxista
Sistema politico della Repubblica Italiana
Storia del sistema politico italiano
Corte di nani e ballerine, espressione coniata da Rino Formica con riferimento a molti membri dell'Assemblea Nazionale
Lega Internazione dei Lavoratori
Donne Partito Socialista
[modifica] Altri progetti

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[modifica] Collegamenti esterni

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[espandi] v · d · mPartiti Socialisti Italiani
[nascondi] v · d · mPartiti politici italiani della Prima Repubblica
Maggiori Democrazia Cristiana – Partito Comunista Italiano – Partito Socialista Italiano
Medi Partito Liberale Italiano – Partito Nazionale Monarchico - Partito Socialista Democratico Italiano - Partito Repubblicano Italiano - Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale
Minori Partito Radicale - Fronte dell'Uomo Qualunque - Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - Democrazia Proletaria - Partito di Unità Proletaria - Partito Monarchico Popolare - Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica - Democrazia Nazionale - Costituente di Destra
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