Privatizzazione dell’acqua pubblica in Italia e nel mondo.
La privatizzazione dell’acqua pubblica segna un punto importante nel ruolino di marcia dei così detti poteri forti, un’escalation che ha già consentito ad un pugno di uomini, al controllo delle maggiori multinazionali del pianeta, di impadronirsi della stragrande maggioranza delle risorse naturali esistenti.
Il fenomeno della privatizzazione in Italia, nasce negli anni 80 e viene presentato all’opinione pubblica come una sorta di panacea in grado di rendere efficienti una serie di settori che essendo stati sino a quel momento affidati allo stato, non sarebbero stati in grado di aggiornarsi e funzionare come avrebbero dovuto.
Facile creare dibattito e divisione trai cittadini delegittimando lo stato, rendendo il sistema macchinoso ed elefantiaco attraverso una burocrazia tediosa ed insopportabile che interferisce nella vita di tutti i giorni, portandoci a non tollerare più questo sistema ed a identificare la cattiva gestione e la (voluta) lentezza delle procedure con il “sistema pubblico”. Contrapponiamo dunque a questo “vecchio e superato” sistema, il modello “Privato”, che promette velocità, attenzione al cliente e massima efficienza ed il gioco è fatto!
Fondamentale vedere come questi attributi positivi, siano stati presentati come una ovvia conseguenza della privatizzazione, indottrinando i consumatori (noi) con il concetto che il libero mercato, avrebbe messo gli operatori dei vari settori in concorrenza tra loro, spingendoli ad offrire servizi sempre migliori ed efficienti, ma chi lascia la via vecchia per la nuova…
Quanti di voi hanno chiamato un call center delle varie aziende private che gestiscono oramai tutti i servizi fondamentali (luce, gas, telecomunicazioni…), ha un’idea ben precisa di quanto sia oggi efficiente la gestione di queste risorse che dovrebbero invece costituire un diritto inalienabile del cittadino.
Abbiamo consentito ad un gruppo di fantocci incompetenti di svendere le nostre risorse, i nostri diritti e con essi le nostre vite!
La parola “pubblico” evoca nell’immaginario collettivo l’idea di grandi casermoni pieni di burocrati, che passano il proprio tempo ad inoltrare ed archiviare voluminosi quanto inutili raccoglitori polverosi.
Ma pubblico, come si può osservare nell’immagine pubblicata qui sopra, vuol dire tutt’altro, vuol dire della gente, vuol dire NOSTRO!
Mentre privato significa riservato ad uno, proprio di una sola persona.
Il senso stesso degli stessi termini è stato stravolto, parole immagini e sensazioni hanno assunto significati totalmente differenti da quelli che hanno in realtà; siamo stati addestrati proprio come le cavie da laboratorio ed il labirinto (rappresentato in questo contesto dalla società nel suo complesso) nel quale ci muoviamo, ci assesta il corrispettivo della classica scarica elettrica quando scegliamo una via differente da quella che i nostri addestratori desiderano.
Allo stato di diritto, al servizio dei cittadini, è stato sostituito uno stato governato da coloro che possiedono le risorse, lo stato non è più proprietario di nulla dunque NOI non siamo più proprietari di nulla, ma dipendiamo completamente da coloro che detengono i diritti di proprietà dei diversi beni.
Stiamo precipitando in una sorta di moderno feudalesimo, nel quale potremo mangiare, bere, o semplicemente respirare, solo se coloro che possiedono il controllo delle risorse decideranno di consentirlo!
Cerchiamo di comprendere che privatizzare un bene, significa in realtà PRIVARE i cittadini del diritto di goderne ed utilizzarlo, a meno che essi non siano in grado di ottemperare alle condizioni poste dai padroni del bene in questione.
La Monsanto, contaminando con i suoi OGM le colture di tutto il pianeta (ad esempio con il mais messicano), sta di fatto privatizzando il cibo, le sue patenti internazionali regolarmente registrate le consentono di esigere esose Royalty dai contadini che volenti o nolenti, devono uniformarsi alle regole imposte dal “mercato”; dell’energia siamo stati privati da tempo, così come dell’informazione e delle comunicazioni (sia stradali che ferroviarie), ci stanno privando anche dell’istruzione, creando scuole ed università accessibili solo a chi ha le risorse per farlo, costringendo il cittadino ad accontentarsi di una cultura di “serie B” rispetto ai privilegiati in grado di accedere alla struttura privatizzata.
Ora tocca all’acqua, il bene più prezioso del pianeta!
Sappiamo tutti che senza l’acqua non si può vivere, quindi privandoci dell’acqua saranno liberi di privarci del diritto alla vita; tutto questo non vi irrita un poco?
Sappiamo tutti che senza l’acqua non si può vivere, quindi privandoci dell’acqua saranno liberi di privarci del diritto alla vita; tutto questo non vi irrita un poco?
Ma di chi è questa “geniale pensata” ?
Semplice, della nostra cara Unione Europea, che si è già occupata un anno fa di privare delle risorse idriche i paesi dell’ America Latina , come Alberto de Filippis spiega chiaramente nell’articolo su europaquotidiano.it
Semplice, della nostra cara Unione Europea, che si è già occupata un anno fa di privare delle risorse idriche i paesi dell’ America Latina , come Alberto de Filippis spiega chiaramente nell’articolo su europaquotidiano.it
Ha poco da strillare l’onorevole Di Pietro, che da bravo demagogo, da un lato esprime il proprio sdegno e dall’altro ha votato allegramente la ratifica del Trattato di Lisbona!
Ma mi domando, lo avrà letto?
E se lo ha letto, cosa avrà capito?
E se lo ha letto, cosa avrà capito?
Ma del Trattato di Lisbona parleremo dettagliatamente in un altro articolo, ci basti sapere che dal 1° Dicembre dell’anno in corso, sarà PROIBITO manifestare contro l’UE se non si vuole essere passibili di arresto… Comunque tanto per farvi un’idea sommaria dei “piccoli cambiamenti” che il Trattato introduce, date un’occhiata al video.
Di cosa abbiamo bisogno per incazzarci veramente?
Siamo davvero rassegnati a tornare a vivere in questa antica (credevamo) condizione sociale definita servitù della gleba?
Siamo davvero rassegnati a tornare a vivere in questa antica (credevamo) condizione sociale definita servitù della gleba?
Alziamo la testa e finalmente orgogliosi di essere Uomini, rivendichiamo il nostro diritto all’esistenza per noi e per i nostri figli; ricordiamoci che le imposizioni sono possibili grazie al nostro tacito consenso ed il primo passo per poter negare questo consenso è la conoscenza.
Informiamoci, solo la verità ci renderà liberi !
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